Celeste Galanda is a fashion and documentary photographer based in Barcelona.


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©Celeste Galanda

Paddock MotoGP:
Gran Premi Monster Energy de Catalunya

Lunedì 28 agosto 2023 ero già in subbuglio. Mi sentivo come la prima volta che mio padre mi aveva portato a Gardaland: non eravamo nemmeno al casello dell’autostrada che io già non stavo più nella pelle. Lui continuava a ripetermi “Ti dico io quando puoi iniziare ad agitarti”. 

Quel lunedì, di svariati anni dopo, io ero la stessa bambina euforica. Sì, perchè il fine settimana successivo sarei andata a vedere il MotoGp in Catalunya, ma questa volta in un modo totalmente diverso dal solito. Grazie ad un amico di mio padre (che nella vita fa il meccanico della Monster Energy Yamaha MotoGP) ero infatti riuscita ad avere i pass per il paddock ed avrei potuto seguire il weekend di gara da un punto di vista completamente diverso e privilegiato.

Andiamo con ordine…


A Barcellona la cultura del motociclismo si sente parecchio tutto l’anno, ma ovviamente ci sono degli appuntamenti che provocano un certo movimento extra nella vita quotidiana della città. Uno di questi è proprio il MotoGP che si corre nel circuito di Montmeló a pochi chilometri dalla capitale catalana. Già qualche giorno prima si incomincia a notare la “vibe” della competizione: turisti vestititi con le magliette dei vari team, eventi sparsi di qua e di là dove spesso i piloti locali partecipano e via dicendo. Più volte mi è capitato di incrociare qualcuno che era palesemente arrivato in città per la gara e scambiarci uno sguardo d’intesa quasi come a dirci “domenica ci vediamo in giro ;-)”. Ogni anno vivo quella settimana prima della gara con un enorme sorriso stampato sulla faccia. Lunedì 28 agosto 2023 quella felicità era moltiplicata per cento. Mi ero messa d’accordo con Jury (il meccanico) e ci eravamo dati appuntamento mercoledì pomeriggio dopo il lavoro per consegnarmi i pass. Dovevo andare all’hotel Augusta dove alloggiava tutto il team Yamaha. Arrivato il mercoledì, alle 17:30 schizzo fuori dal lavoro, salto sulla moto e vado di corsa a prendere Ale la quale, stranamente, aveva voglia di farsi un giro seduta dietro sulla mia moto. La giornata era bellissima, il sole piano piano si faceva più basso, ma la luce era ancora quella intensa ed arancione dell’estate. Lungo la salita che portava all’hotel incrociamo Diego Gubellini che stava facendo due passi. 
Ci andiamo a sedere al bar dell’hotel, a fianco alla piscina. Di lì a poco arriva Jury, con in mano i due pass personali ed i braccialetti per il parcheggio delle moto che avremmo potuto lasciare dentro al circuito. Che spettacolo. Tutti e tre facciamo due passi ed andiamo a vedere la mia nuova moto, arrivata mesi prima. 
Io ed Ale risaliamo in sella e torniamo a casa.

Il giovedì ed il venerdì sembravano non finire mai. 
Finalmente è sabato, giornata di qualifiche e sprint race, ma soprattutto la nostra prima giornata come ospiti all’interno del paddock della MotoGP. Con al collo il pass sventolante, arriviamo al parcheggio che ci avevano assegnato. Solita bolgia di gente, macchine, moto e chi più ne ha più ne metta.

Entriamo. 
Prima tappa, l’hospitality di Alpinestars dove gentilmente ci offrono un fantastico cappuccio italiano.

Aneddoto nº1: “un caffè con Jonathan Rea”

Mentre Ale era in attesa dei caffè, a fianco a lei si trovava seduto Jonathan Rea che stava guardando uno dei tanti schermi dai quali si poteva seguire quello che accadeva in pista.

Come due bambine, i nostri occhi erano pieni di stupore. Camminando incrociamo piloti, addetti ai lavori, commentatori della televisione. Mi sentivo come dentro un film. La sensazione era stranissima: di colpo ti ritrovi in un ambiente che credi esista solo dentro lo schermo della tua tv, ma che invece è il posto di lavoro di tante persone che si preoccupano di far si che tutto funzioni nella maniera giusta. Il paddock, come lo descrivono in molti, assomiglia effettivamente ad un piccolo paese nel quale si conoscono tutti. I motorhome sono le case e tra vicini si salutano e si scambiano chiacchiere. La cosa che mi sembrava strana era che mi sentivo come allo zoo: improvvisamente Pecco e compagnia erano il leone, l’elefante e la giraffa che tutti volevano fotografare. A tratti mi sentivo quasi a disagio. Sì perché mentre sei lì, ti rendi conto che non è il mondo patinato che ci immaginiamo da casa. Tutto questo fa parte del gioco? Certamente - difatti la mia non è una critica - ma comunque risultava strano. Nel senso, immagina di essere al lavoro, seduto alla tua scrivania o mentre fai qualsiasi altra cosa ed improvvisamente ti corre incontro una folla di gente che inizia a chiederti autografi e foto.

Aneddoto nº2: “un insaspettato Alvaro Bautista” 

Mi sono resa conto che in una fotografia che ho scattato spunta un inaspettato Alvaro Bautista che io non avevo nemmeno notato.

Andiamo avanti…

Di lì a poco Jury mi invia un messaggio: “Venite che vi faccio fare il giro del box”. Chi condivide questa passione, può solo immaginare come io mi sia sentita. Farfalle, unicorni, rinoceronti, tutti che sgomitavano nella mia pancia.

Camminare nel corridoio dal quale entrano i piloti, vedere le moto mentre le sistemano, conoscere lo staff della Monster Energy Yamaha MotoGP...per me era tutto surreale! 

Qualifiche, sprint race, premiazione ed un sacco di chilometri percorsi a piedi per cercare di vedere tutto. Giornata finita, si torna a casa e ci si prepara per la domenica.

Casa, moto, autostrada, uscita, colonna di macchine, colonna di moto, colonna di gente in generale, parcheggio e siamo di nuovo dentro al circuito.

Per la domenica mi ero messa la mia camicia preferita. Solita sensazione “zoo” - aggravata dal fatto che la domenica i piloti della classe regina vengono tutti messi su una sorta di camion scoperchiato e fanno il giro della pista in modo che possano salutare il pubblico presente. 
Ormai ci sentiamo “del posto”: ci muoviamo tra i vari camion del paddock e non ci sorprendiamo più tanto se qualche personaggio conosciuto ci sfreccia accanto. Tra l’altro, mi ha fatto più impressione la velocità con la quale tutti si muovono nel paddock - a bordo di scooter, monopattini, bici elettriche,… - rispetto alla performance in pista. 
Raggiungiamo una zona del circuito dalla quale riusciamo a vedere abbastanza bene il passaggio delle moto. Sta per iniziare la gara. Il boato dei motori era l’unica cosa che riuscivamo a sentire dato che ci trovavamo dalla parte opposta della griglia di partenza. Partiti. Di lì ad un istante un silenzio spaventoso. Pecco, che si trovava davanti, cade e diversi piloti lo colpiscono. La folla rimane ammutolita. Perfino la voce della cronaca non dice più nulla. In quel caso si nota la grande differenza tra essere presente alla gara e vederla dalla televisione: le informazioni “dal vivo” sono molto più limitate, non si capisce un granché di quello che sta succedendo e non si vede nulla. Per fortuna, come in molti sapranno, Pecco non riportò gravi lesioni e nel giro di qualche giorno tornò a correre. 

Poco dopo, la gara ricomincia e dopo svariati giri vince Aleix Espergaró.

Quella giornata e quella nostra magica esperienza era finita. Uscita, parcheggio, colonna di macchine, colonna di moto, colonna di gente e siamo tornate a casa.